IoT: il punto di vista di Kevin Ashton

App che regolano la tua macchina del caffè in modo da farlo trovare pronto e caldo ogni mattina, gadget per il giardinaggio che notificano quando una pianta ha bisogno di essere innaffiata, lucchetti automatici che si attivano quando si parcheggia la bicicletta. Questi prodotti non sono semplici concetti: esistono già.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento considerevole dei prodotti connessi e smart: questo è parte del mercato dell’IoT Internet of Things, un mercato destinato ad espandersi ulteriormente nel 2020.

La persona che ha intuito per primo il potenziale di tutto questo è Kevin Ashton che ha infatti coniato il termine Internet of Things: negli ultimi vent’anni, Ashton ha sfidato le imprese a immaginare un mondo in cui internet e le connessioni siano parte di ogni aspetto della vita: ha guidato ben tre startup di successo e ha fondato l’Auto ID Centre al MIT.

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Il grande cambiamento dell’IoT

Ashton ha un occhio particolare nei confronti delle tecnologie Internet of Things, infatti di recente, in un’intervista con lo Smithsonian Magazine descrive l’IoT come un network di occhi e orecchie per i computer, affermando che “ nel ventesimo secolo i computer erano essenzialmente cervelli senza i 5 sensi, limitandosi a eseguire ordini che noi gli davamo. Questa era una grande limitazione: nel ventunesimo secolo, grazie all’IoT, i computer possono essere più indipendenti, perché li abbiamo programmati per pensare e trovare soluzioni autonomamente a seguito di particolari impulsi”.
Ecco il grande cambiamento dell’Internet of Things.

Come abbiamo già avuto modo di vedere negli articoli precedenti, il potenziale dell’IoT è chiaro ma le industrie fanno ancora fatica a essere propositive in quest’ambito perché ci sono difficoltà e sfide da affrontare: i costi per queste tecnologie sono elevati e bisogna essere sicuri che il loro impiego porti vantaggi.