L’evoluzione delle Smart City in Italia
L’Italia è a buon punto per quanto riguarda lo sviluppo delle Smart City. Sempre più città e comuni, di grandi e medie dimensioni vogliono sfruttare al meglio le tecnologie IoT e rendere più efficienti i propri sistemi, migliorando così la qualità della vita degli abitanti.
L’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano però, solleva ancora alcuni dubbi sulla piena realizzazione dei progetti di Smart City. In Italia bisogna ancora lavorare molto perché, nonostante la Smart City sia l’obiettivo di tanti comuni, diversi fattori ne rallentano lo sviluppo.
Più collaborazione tra soggetti diversi
In particolare, tre sono i principali impedimenti alla crescita delle città intelligenti in Italia: La mancanza di una governance stabile (a causa del continuo alternarsi di amministrazioni diverse) la quantità di attori diversi che posseggono asset sul territorio e la scarsità di risorse economiche e competenze in materia.
I costi per i progetti di Smart City potrebbero però essere compensati dai ricavi: le iniziative che coinvolgono l’ IoT, come i parcheggi con sensori, le soluzioni smart di raccolta rifiuti e per l’illuminazione intelligente, sono un genere di investimento che non solo si recupera in pochi anni, ma genera grandi benefici in termini di risparmio di tempo, risorse e salvaguardia ambientale.
C’è anche un altro punto che va sviluppato meglio nel nostro Paese per consentire una vera trasformazione delle città. Si tratta della collaborazione tra i diversi soggetti che possono portare le proprie competenze all’interno dei progetti per le Smart City, ovvero comuni, pubbliche amministrazioni e settore privato. Questa collaborazione potrebbe generare fondi, formazione, creare linee guida e aiutare nella definizione di impegni e priorità, ma realizzarla è difficile, soprattutto per la poca comunicazione che c’è tra i soggetti privati e le amministrazioni.
I cambiamenti positivi
Vediamo ora alcuni dati emersi dallo studio dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano.
Tra i comuni italiani ben il 66% desidera un ruolo da promotore per quanto riguarda i progetti Smart City e un buon 47% ambisce a una posizione da abilitatore, dedicandosi a creare le condizioni che consentano ai privati di sviluppare progetti smart.
Infine il 22% vorrebbe porsi come utilizzatore, usufruendo dei dati condivisi da terzi per erogare a sua volta servizi.
Come abbiamo già detto all’inizio di questo articolo, da parte dei nostri comuni e città c’è la volontà di diventare più Smart: pensiamo ad esempio ai casi di Milano, Torino, Firenze ma anche di una realtà più piccola come Cremona. Tutte queste città si ispirano e mettono in atto ove possibile, le best practice attuate da città europee come Barcellona, Londra e Amsterdam.
L’Osservatorio evidenzia inoltre alcuni importanti miglioramenti, come l’evoluzione delle reti di comunicazione per l’IoT, tra cui la rete LoRa, che consentono di poter sviluppare progetti digitali riducendo le complessità e i costi. Da segnalare inoltre le prime sperimentazioni di reti 5G che coinvolgono città come Bari, L’Aquila, Matera, Milano e Prato.